Francesco Fidani • What a Feeling!

Venticinque professionisti del mondo dell’illustrazione daranno vita con la loro arte ad ALFABETO EMOZIONALE, una delle grandi mostre che troverete durante What a Feeling! (09-10 maggio, Empoli).
Inutile dire che la nostra emozione predominante in questo momento è la gioia!

Nel periodo che ci separa dalla data di inizio dell’evento, vi presenteremo i 25 ospiti della mostra ALFABETO EMOZIONALE nel modo a noi più congeniale: l’intervista a Vanvera!

Il terzo ospite presentato, fa parlare i suoi personaggi a voce alta ma arranca a descrivere se stesso in un biglietto da visita, siamo super felici di presentarvi: Francesco Fidani!

Francesco Fidani lavora come Visual designer freelance da Roma.
Dopo aver studiato e lavorato come product designer, ha spostato il suo interesse sull’illustrazione completando gli studi all’ISIA di Urbino.
Si è specializzato nelle tecniche di stampa, in particolare sulla linoleografia, con cui porta avanti dal 2017 il progetto Tothem Tour.
Ama molto alternare le modalità di lavoro, fra quella quotidiana che svolge in solitaria seduto davanti a una scrivania, con lavori a carattere performativo, molto più movimentati, che realizza spesso in team.
Lavora principalmente per l’editoria, ma anche animazione, branding e live painting/printing e spettacoli.

Cinque parole a vanvera su Francesco illustratore.
Boom, mattarello, mongolfiera , pareidolia, vermiglione

Cinque parole a vanvera su Francesco essere umano.
Licis, sottosella, espresso , aquilone , elefante

Una dote/caratteristica che non può mancare ad un disegnatore?
Saper divorare tante immagini diverse, riconoscendo tutti i sapori, gli ingredienti e la qualità.

Cosa odi di più del tuo lavoro?
Cose tipo trovare le parole giuste per descrivere ciò che faccio o farmi un biglietto da visita.

Ah già… The o caffè?
Un caffé con la moka la mattina, e qualche the durante il giorno.

Quandoti senti triste ascolti…
Mi sparo una puntata di 610 alla radio. Se invece voglio rimanere nel mood nostalgico pompo un album di Califano nelle casse.

Qual’è l’illustratore che ti emoziona di più?
Sopra un podio livellato: Albertine, Tomi Ungerer, Franco Matticchio.

Far trasmettere le emozioni ai personaggi che si disegnano è importante: tu fai le facce dei tuoi personaggi mentre li disegni?
Molte volte senza accorgermene li faccio parlare. Strillano, ridono, si incazzano e dicono cose assurde. Accade quando sono sul foglio da molte ore e inizio a esternare qualsiasi pensiero che vorrei espresso sui loro volti.

Che colori utilizzi per rendere una tavola arrabbiata?
2/3 della superficie occupata da tinte violacee un po’ desaturate e per 1/3 da un giallo piatto che contrasti tutto con violenza.

Ti è mai capitato di dover fare un’illustrazione piena di felicità quando ti sentivi triste, o viceversa? Un’illustrazione tenera e delicata quando ti sentivi arrabbiata/o col mondo? Come hai superato l’ostacolo?
Nelle vesti di disegnatore sono piuttosto bravo a intrattenermi come farebbe un teatrino di burattini per dei bambini.
Mi aiuto a trovare l’umore giusto anche nelle peggiori situazioni, il problema grosso è avere la spinta per mettersi davanti il foglio e ascoltarmi.

Alcuni studi suggeriscono una forte correlazione tra l’indossare alcuni vestiti e gli stati emotivi.
Per te esiste la “coperta di Linus”o le “scarpette fortunate”? C’è un indumento o un oggetto che riesce ad influenzarti positivamente o negativamente?
Ho un variopinto guardaroba di felponi XXL che mi aiuta ad attivare la modalità “lavoro duro”, come una divisa. Per entrare in una dimensione più formale mi affido ad una camicia a righe, quasi optical direi, che mi accompagna ormai da anni. È un porta fortuna a cui sono affezionato.