Alle Vanvere piace Slow: POLLO ALLE PRUGNE
Alle Vanvere piace Slow è una rubrica di approfondimento enogastronomico curata da Slow Food zona del cuoio, già da tempo presente in rete ma da adesso una volta al mese accompagnata dalla nostra ricetta illustrata, questo mese da Camilla Garofano!
Godetevi l’ uomo del mistero che si nasconde dietro i loro articoli, buona lettura!
Questa settimana mi occupo di vaghezza, poetica vaghezza, così morbida, così onirica, così paraculo.
Secondo Leopardi il vago assieme al pellegrino costituiscono i due principali fattori di poeticità di un componimento.Il pellegrino pare decadere per evidenti ragioni.Riuscirebbe difficile persino collocare il termine in una frase di senso compiuto. Penso che la poesia più vera possa definirsi un opportuna sintesi fra quello che si può vedere e quello che per qualche motivo non si può vedere.
Restando comunque Giacomino una fonte importante di poeticità sospendiamo un attimo il giudizio sul pellegrino.
Dico tutto queso perchè ai tempi della vicenda volevo trasferire questo mio humor poeticus alla incessante e mai seria ricerca gastronomico-spirituale di redenzione gastro-mistico-esistenziale, che stava diventando quasi mio malgrado il leit motiv dei miei viaggi da sonnambulo su questa terra.
Un bel giorno semplicemente vagavo in splendente compagnia in cerca di cibo attraverso il variegato settore gastronomico della festa de l ‘Unità di Firenze(troppo poco vago…)… della festa cittadina ops… paesana, degli ex giacobini ora più nemmeno sanculotti.
Io e la mia piccola madonna condividevamo un certo qual afflato esotico.Fra pizze napoletane, cassate alla siciliana e bistecche provenienti dai più remoti e bizzarri angoli del mondo ci dirigemmo al ristorante arabo(più a est non c’era nulla).
Dopo un cous cous di pesce discretamente insipido i nostri palati delusi posarono le papille su una tajine di manzo con prugne molto interessante e… buuum!(come dicono i rednecks che infestano la nostra tv sventolando enormi pistoloni compensatori), per incanto un tappeto magico ci trasportava in una tenda nel cuore del deserto a suon di piffero e sferzate di scirocco,circondati dall’odore di Shasha e da miliardi di stelle… la mia donna vestita da odalisca mi imboccava con fare malizioso e io come il sultano del Grillo me ne stavo lì a trippe all’aria, bianco come una veccia, con scarpe di pezza col ricciolo tipo quelle di Aladino.Le sedie di plastica diventarono comodissimi sofà fatti di nuvole, si beveva solo dolcissimo thè alla menta, poi la tajine è finita. Balordaggini a parte, i tocchetti di manzo erano stopposi,ma la poesia ogni tanto va un pochino aiutata.
Durante la cena avevo avuto modo di intrattenermi con un simpatico cameriere tunisino di madre siciliana, un uomo sulla cinquantina, bassotto e di pelle olivastra, con occhi chiari e vivaci, un accento vagamente francese e un look alla Gene Wilder in Frankenstein junior(si può fareeee!!!!!!), capisco che è lui il mio uomo. Senza svelarmi come un addetto ai lavori cerco informazioni in incognito, e la conversazione che sto per riportare fa capire quanto mi fossi sbagliato.
A un certo punto ri chiamo l’attenzine del cameriere con fare circospetto e dico qualcosa tipo:
“Scusa, sono un appassionato di cucina e sono rimasto molto colpito dalla vostra tajine di manzo con prugne. Penso di aver sentito della cipolla, forse della curcuma, sapresti dirmi qualcosa sulla reparazione di questo piatto?”
L’uomo l’uomo di fronte a me si limitava a spalancare la bocca esterrefatto pronunciando frasi sconnesse.
“Ma senti io non sono neanche marocchino, sono nato in Tunisia e mia madre è siciliana quindi ho fatto tutto un miscuglio di cucine e non ci capisco niente.Se vai in un negozio in centro forse la trovi codesta cur..curco..curcoma.”
Al che un pò confuso io dico:
“Grazie lo stesso non importa”
Pensai che il mio istinto mi avesse ingannato ma poco dopo l’uomo che mi aveva appena offerto una piccola perla di teatro dell’assurdo torna con del buonissimo the alla menta e mi dice di recarmi vicino alla cucina e aspettare due minuti, che la cuoca sarebbe uscita a fare due chiacchiere.Efficentissimo.
Dopo alcuni minuti mi si presenta di fonte una signora marocchina un po’ timida,col fazzoletto sulla testa. Mi spiega quasi sussurrando che la preparazione del piatto è molto semplice, avviene direttamente nella tajine, una scodella di coccio con il coperchio dalla tipica forma allungata, dove vengono cotti tutti insieme col burro le prugne, la cipolla, i tocchetti di manzo(il più magro possibile),con sale, pepe nero,zafferano giallo e zenzero, bagnando di quando in quando con acqua. A questo punto tutto divenne un bel po’sbrigativo perchè io e la mia donna condividevamo anche una certa urgenza. Si sa, se stimoli la fantasia stimoli la passione, e qui faccio il vago…
Nei giorni a seguire a questa ricetta, invero piuttosto minimal, cercando qua e la ho trovato varie alternative dalla preparazione più complessa, spesso con l’aggiunta di mandorle, curcuma, cumino ecc ecc…
Non era quello il piatto che ceraco ma la storia delle prugne però aveva smosso la mia fantasia facendomi pensare tra l’altro ad un bel film di Vincent Paronnaud e Marjane Satrapi, tenero come carne stufata nel burro , poetico come il piatto che volevo preparare, agrodolce come la vita.Il protagonista era un violinista dal cuore infranto,lunatico e romantico,un po’ mi somigliava. Il film aveva il nome di un piatto piuttosto suggestivo , “Pollo alle prugne”.Buuuum!!!
Per comodità ho cercato aiuto sulla rete trovando però poche e vaghe informazioni(in realtà tante ricette troppo poco esotiche). Un piatto apparentemente senza patria.Ho preferito agire con semplicità.A lume di olfatto e fantasia.
Ingredienti per due persone(abbondanti):
600 gr di petto di pollo
una cipolla bianca
200gr di prugne
30gr di burro
Un cucchiaio di zucchero
sale,farina, curcuma.
Preparazione:
Pulire il petto di pollo dalle impurità e tagliarlo a tocchetti di media grandezza.Mettere a soffriggere la cipolla sminuzzata in una padella col burro.Non appena la cipolla si imbiondisce aggiungere i pezzetti di pollo infarinati con cura e cuocere a fuoco medio per 5 min.
A parte, cuocere le prugne con burro e zucchero per 5 min.
Aggiungere le prugne,il sale e la curcuma alla padella con pollo e cipolla, bagnare ma non troppo e cuocere una decina di minuti tutto insieme, attenti però che il pollo non si indurisca.Servire magari accompagnato con mandorle.
Il pollo morbido e saporito, le prugne a fare quel dolce contrasto che non ci sta mai male, vago, quello spazio gustativo, incorporeo e sostanzialmente soggettivo fra il dolce e il salato. Ma la curcuma era ancora altro , un ospite inaspettato ma gradito.
Qui finalmente venivo fulminato dal pellegrino sulla via di Damasco, eccolo qua, il mio istinto di pessimo poeta aveva aggiunto la curcuma,quasi d’emblée. Come i paroloni che Leopardi mutuava dal latino quella spezia giallognola non solo faceva impallidire chi ne ascoltava pronunciare il nome, ma colorava il tutto di un certo qual profumo-sapore di altrove lontano, presente,potente ma lontano.
Ecco a voi un piatto poetico da sfoderare nella stagione degli accoppiamenti.Il tutto condito da un bel canestro di parole per raccontarsela giusta quando serve.
Questa è poesia, questo è pararsi il culo.
Salam ‘alaykkum
Nero