Alice Lotti: bufali, levrieri e altri maglioncini

 

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Inutile dire che quando ho visto quel bufalo col maglione al Ratatà, l’anno scorso, ho avuto un colpo di fulmine.

Ho DOVUTO comprare immediatamente quelle freddolose stampe.

E felicità delle felicità c’era proprio Alice che me le ha autografato e regalato un’altrettanto freddolosa cartolina. Tornata a casa mi sono messa a spulciare il suo sito e il suo blog  e ho scoperto un mondo di figure semplici e lineari, un mondo popolato da animali e scenari naturalistici.

 

Presentati… cinque parole a vanvera su Alice illustratrice.
Illustratrice alla ricerca della sintesi.

Cinque parole a vanvera su Alice umano.
Persona alla ricerca della sintesi.

Una dote/caratteristica che non può mancare ad un illustratore?
Mettersi in discussione, sempre.

Cosa odi di più del tuo lavoro?
Odio quando diventa ossessione e quando i confini con la vita privata non sono più distinguibili.

Ah già… The o caffè?
Caffè solo la mattina.

Del cibo hai disegnato tutto, dal caffè al pollo, dal minestrone alle spezie; che rapporto hai col cibo?
Mi piacciono le verdure e la frutta per le loro forme semplici. Mi piace molto anche cucinare; in cucina ho una filosofia tutta mia: aiuto i cibi a esprimersi in modo indipendente per lasciare che tirino fuori da soli i sapori, i gusti, gli odori più nascosti e delicati che spesso il nostro modo di cucinate tende a mortificare con preparazioni e ricette elaborate. Insomma anche una carota ha qualcosa da dire e io la voglio ascoltare.

arrotolato di pollo per il blog Bobos.

Hai collaborato più volte con Slow Food, in particolare per progetti che valorizzassero la produzione equa in paesi africani; è stato bello dare volto a questi tipi di realtà?
Si molto, ho collaborato con Slow Food perché è una realtà da sempre a me vicina, sia per un fattore geografico che di pensiero. La cosa più stimolante è sicuramente l’opportunità di conoscere culture molto diverse dalla nostra e mettersi in gioco nel cercare di esplorarle e tradurre in illustrazioni un immaginario differente e forse solo apparentemente lontano.

Le tue illustrazioni sono elegantissime e non si limitano al disegno ma si legano alla grafica. C’è un confine tra queste due cose?
Credo che l’illustrazione sia un mezzo, un linguaggio utile al fine di tradurre in visivo un concetto, un’idea, un pensiero. Il grafico lavora come un traduttore: trasforma in visivo ciò che non lo è e lo fa attraverso l’uso di mezzi; l’illustrazione appunto è uno di questi, utile in alcuni casi e meno utile in altri. Capire quale sia il più efficace è parte del mestiere del grafico.

Alhelì è un progetto molto interessante a cui hai deciso di aderire, illustrando le storie nate dalla fantasia di un gruppo di bambini cresciuti nella periferia di Quito. Qual è secondo te il valore aggiunto e la responsabilità che un illustratore ha lavorando su racconti del genere?
Non mi sento di parlare di valore aggiunto, per me è stato un piccolo atto di partecipazione, mettere le proprie competenze al servizio della comunità, se tutti cercassero di condividere le proprie capacità come se fossero servizi forse si riuscirebbe a fare qualcosa di buono.

Le tue palette, elemento caratterizzante di tutti i tuoi lavori, come nascono?
Sono i colorini. Nascono da quella parte di me che vive ancora in un mondo di animali in pigiama che abitano dietro alla cascata.

greyhound

Camilla ha una giraffa di gomma sulla scrivania, Giulia un vecchio pestello che pesa un sacco, Celina una matita a forma di pecora e  Lisa ha un tappo di bottiglia del “suo” verde… qual è l’oggetto più assurdo che hai sulla tua scrivania e come è finito lì?
Niente. la mia scrivania è simile a quella di uno stenografo razionalista. Ho bisogno del vuoto per poter costruire.

“Toglietemi tutto ma non”… Quale strumento del mestiere porteresti con te su un’isola deserta? L’azzurrino e il giallino.

 

 

dancingflamingos

Ora qualche domanda sul Km 0:

Qual è la città toscana che preferisci? La zona del Chianti dove sono stata a fare l’Eroica in bici.
Qual è il piatto toscano che preferisci? La caccia: focaccia di uva
Qual è la parola toscana che ti fa più ridere e quella che proprio non capisci? non saprei… non sono fan dei dialetti.
Lancia una sfida alle Vanvere! (per esempio consigliaci un tema su cui lavorare o altro, anche una cosa scema tipo “fate un illustrazione sui maglioni per le iguane”). Cercate per un giorno di comunicare senza l’uso delle parole ma soltanto con i colori.

Suggeriscici qualcuno da stalkerare di cui stimi e ammiri il lavoro!
Home-work un collettivo di signore australiane che fanno lavoretti.

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