RITRATTI – Dorian Gray
“La giovinezza è l’unica cosa che valga la pena possedere.” (O.Wilde, “Il ritratto di Dorian Gray”)
Ho conosciuto “Il ritratto di Dorian Gray” (di Oscar Wilde, 1890) da piccola, credo che mio padre mi abbia raccontato la storia per la prima volta.
Più avanti ho letto il libro, me lo sono portato dietro per un paio di traslochi, e poco tempo fa l’ho risfogliato, perché ho sempre pensato che prima o poi avrei dovuto fare il mio “Ritratto di Dorian Gray”. Ed eccolo qua.
Mi dilungherei volentieri su trama e personaggi, ma poi forse il post non lo leggerebbe nessuno… e poi è bene che ognuno assapori da solo questo libro.
Dorian non è un eroe, non è un personaggio da fiaba che parte da zero e attraverso il superamento delle Prove si afferma, non è un Pinocchio che da burattino teppista diventa un bravo bambino. No. Dorian è giovane e bello, e proprio alla bellezza sacrifica la sua anima. Di nobile famiglia, ammirato da tutti, Dorian viene ritratto in un dipinto, e guardandolo desidera rimanere sempre giovane, e che il quadro invecchi al suo posto.
Così, in una giostra dorata di tappeti persiani, fiori profumati, oggetti preziosi descritti minuziosamente e serate mondane, il giovane inizia a dedicarsi unicamente al piacere e agli eccessi, senza alcuna morale, annoiandosi ben presto di tutto, nutrendo “di orrori la sua fantasia”; solo il quadro subisce le conseguenze delle sue azioni e del tempo che passa.
“Non voglio essere in balia delle mie emozioni. Voglio servirmene, goderle e dominarle.”
(Dorian Gray)
Il ritratto di Dorian è “rivoluzionario” in un certo senso, in quanto sconvolge il normale percorso: giovane che si fa ritrarre – uomo invecchiato guarda il ritratto di sé da giovane. Qui abbiamo il giovane che nasconde e va a vedere il ritratto che invecchia al posto suo. Non farò spoiler e non dirò come va a finire, anche se dopo più di un secolo che il libro è uscito… è probabile che molti di voi conoscano l’epilogo.
“Non esistono libri morali o immorali come la maggioranza crede. I libri sono scritti bene, o scritti male. Questo è tutto.” (O.Wilde)