Sulle tracce del DNA con Claudia Flandoli

“Ehi Pio, c’è il gelato alla fragola nelle cellule?”
Un pulcino che dà lezioni di genetica a due gemelle non proprio convenzionali: in questo fumetto scienza e fantasia si incontrano, si piacciono, si spalleggiano e si fanno pure degli scherzi! Un’avventura per spiegare a bambini e ragazzi le basi della genetica, strizzando l’occhio alla generazione di chi è cresciuto con i globuli rossi e linfociti animati che spiegavano il funzionamento del corpo umano. Claudia Flandoli cura disegni e contenuti di “Sulle tracce del DNA” (Editoriale SCIENZA) e noi vi proponiamo la sua #intervistaavanvera!

Se Claudia fosse una proteina, con ogni probabilità sarebbe quella per digerire la pizza. Quando non è impegnata a mangiare, annaffia le sue piante grasse o guarda gli scoiattoli saltellare nel giardino della sua casa a Cambridge, in Inghilterra. Una vita piena di brivido insomma.

Si è laureata in biologia all’Università di Pisa e ha poi scelto di diventare autrice e disegnatrice di fumetti, studiando all’ISIA di Urbino e al MiMaster di Milano. Per via della sua doppia formazione, spesso nei suoi fumetti tratta temi scientifici. Ha collaborato come illustratrice con Zanichelli, Mondadori, CNE, Sironi editore, The Gurdon Institute, The Royal Society of Chemistry.

Presentati:
Cinque parola a vanvera su Claudia disegnatrice.
Buffo, nasi, linea, sintesi, faccette.

Cinque parole a vanvera su Claudia essere umano.
Libri, sole, silenzio, pizza, risata.

Una dote/caratteristica che non può mancare ad un disegnatore?
La capacità di non affezionarsi troppo e di buttare via il suo lavoro se si accorge che non funziona come dovrebbe.

Cosa odii di più del tuo lavoro?
La burocrazia e fare i perventivi… argh!

Ah già… the o caffè?
The, anche se di solito me lo faccio e poi lo dimentico lì senza berlo.

Ci sono molti compromessi grafici a cui dover scendere per creare immagini scientifiche a misura di bambino, spesso il disegnatore viene direzionato dalla redazione scientifica nel “sacrificare” determinati dettagli o particolari… ma in questo caso: fai tutto tu! Come concili la tua natura biologa con la tua natura disegnatrice?
Per me è una sorta di sfida con me stessa: capire come comunicare nella maniera più sintetica possibile qualcosa di potenzialmente molto complesso e metterci gli ingredienti fondamentali. Tengo molto a essere precisa scientificamente, ma al tempo stesso ho bisogno che i disegni non si prendano troppo sul serio.

In questa avventura incontriamo un core del nucleosoma molto ansioso o un repressore intransigente (e con un buffa capigliatura): come nascono i personaggi di questa avventura? Ti ispiri a persone che conosci per il loro carattere? Ma soprattutto “fai le facce” quando disegni (potrebbe essere sui neuroni specchio il tuo prossimo libro!)
La forma dei personaggi molecolari della storia è stata facile: mi sono ispirata alle strutture tridimensionali che conosciamo e alle loro schematizzazioni. Per il carattere invece a volte mi sono fatta guidare dalla funzione, ad esempio nel caso del repressore: me lo sono immaginato come un Bravo dei Promessi Sposi pronto a impedire la lettura del DNA.
E sì, faccio tantissimo le facce! A volte mentre sono al coworking mi risveglio dalle mie trance in pose assurde, chissà cosa pensa la gente intorno.

Sfondi la quarta parete nel tuo fumetto per mettere a posto e aggiungere qualche puntino sulle “i”. È stata una scelta che si è resa necessaria per avere un deus ex machina che spiegasse o risolvesse questioni di trama oppure… non hai resistito ad apparire in 2D?
No no, niente manie di protagonismo (almeno non consapevoli!): mi serviva per instaurare il dialogo con i lettori, e poi per prendere un po’ in giro la storia in sé rendendola una meta-storia.

Chi preferisci: Ambra o Blu? (o Pio!)
Ah, io sono team Ribo per la verità! Fra le gemelle non ho preferenze, rispecchiano ognuna un lato della mia personalità.

Qual è la città toscana che preferisci?
Firenze è la più bella, ma se lo dico i Pisani mi tolgono la cittadinanza. Allora vado su un terreno meno scivoloso e nomino Donoratico: soprattutto la sua pineta.

Qual è il piatto toscano che preferisci?
La zuppa toscana: semplice ma buona sempre.

Qual è la parola toscana che ti fa più ridere e quella che proprio non capisci?
Credo che la parola per eccellenza sia “deh”, che può voler dire talmente tante cose da poterci fare una conversazione sensata senza aggiungere altro. Però è la parola “garzullo” a mettermi davvero di buonumore. Invece mi fa prudere il naso il “costì” dei fiorentini.

Ultimissima domanda:
Ma esiste davvero un atlante di tremila pagine sugli eucalipti?
Perché a noi Gregorio, con la sua natura ribelle, piaceva un sacco!

Ahah, ancora non è previsto… ma chissà che non mi sia data una buona idea per il futuro?

Tutte le info su “Sulle tracce del DNA” le trovi QUA

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